In questo periodo si parla molto di Siria ed in particolare della presenza in questo territorio del nuovo spettro che minaccia l’occidente: l’Isis.
L’attenzione dei media internazionali è concentrata tutta sulle atrocità e sulle minacce che il califfato rivolge all’intero mondo e dall’altra parte cerca di mostrare la controffensiva che l’occidente civilizzato sta intavolando, con particolare riferimento alla Francia ed alla Russia che attualmente sono le più presenti nella lotta contro l’Isis. Ma in realtà si è dimenticato il vero motivo per cui anni fa si è parlato di Siria ovvero la guerra civile che ha coinvolto e continua a coinvolgere l’intero Paese. Dove si possono trovare notizie sulla situazione della gente siriana?
Un quadro quanto meno esaustivo si può trovare in un documentario, Young Syrian Lenses-Media attivisti ad Aleppo, realizzato dal regista Ruben Lagattolla e dal co-regista Filippo Biagianti. Attraverso l’obiettivo della telecamera hanno cercato di raccontare quello che sta accadendo in Siria, in un costante stato di lucida paura. Non sono immagini celebrative, ma uno sguardo che fa riflessioni e contrasti tra la nostra società apparentemente solida e sicura e quella siriana, costretta in uno stato di violenza anarchica. Questo progetto nasce tra il 2013/2014, quando il regista incontra il fotografo Enea Discepoli in Iraq e scopre che Enea sta per partire per Aleppo dove ha in programma di realizzare una mostra fotografica riguardante proprio la guerra siriana: mostrare ad Aleppo com’è Aleppo sotto le bombe. Così nell’aprile del 2014 partono dall’Italia per arrivare nella città siriana dove presto scoprono, però, che la mostra non potrà più essere realizzata, perché il luogo scelto era stato bombardato. Ed è in questo momento che Ruben decide di reinventare la storia da raccontare. Il documentario è un susseguirsi di immagini, anche abbastanza forti, sulla vita di questo popolo che vive in guerra e che il regista ha voluto raccontare attraverso il lavoro dei media attivisti di Alabad News, che è la principale tv di Aleppo.
Per poter capire di cosa stiamo parlando è opportuno fare un piccolo balzo indietro nel tempo: la guerra civile siriana scoppia nel 2011 tra le forze del regime di Bashar al-Assad e quelle dell’opposizione. Le iniziali proteste hanno avuto l’obiettivo di spingere alle dimissioni il presidente Assad ed eliminare la struttura istituzionale monopartitica del partito Ba’th. Tutto iniziò il 15 marzo del 2011 quando la Siria viene percorsa da una timida ondata di manifestazioni anti regime, che solo il 18 marzo sfociarono in proteste di massa, represse dalle forze militari. Le contestazioni continuarono anche nei giorni successivi e si allargarono a molte città del Siria come Latakia, Homs, Damasco, Aleppo ma furono tutte represse con la violenza causando numerose vittime. A Dar’a venne schierato l’esercito con 6000 uomini e mezzi corazzati, che misero la città sotto assedio. La situazione diventò sempre più incandescente, tanto che il governo siriano iniziò a ricorrere in modo sempre più massiccio all’uso della violenza per reprimere queste rivolte. Un episodio particolarmente grave ci fù proprio a Dar’a nel luglio del 2011 quando durante una manifestazione intervenne l’esercito causando più di 200 morti; l’accaduto ebbe risonanza internazionale innescando moti di protesta da parte di Usa e Ue.
In questa situazione appare un’ altra figura importante della rivolta in Siria: attraverso un video lanciato su internet nel luglio del 2011, viene annunciata la nascita dell’esercito di Liberazione siriano che invitava i membri dell’esercito del regime a disertare ed unirsi a loro. Le prime avvisaglie si ebbero proprio a Dar’a, quando durante la manifestazione alcune unità si rifiutarono di sparare sulla folla. L’obbiettivo del nuovo esercito è quello di operare con il popolo al fine di ottenere libertà e dignità, abbattere il governo, proteggere la rivoluzione, le risorse della Siria e fronteggiare la irresponsabile macchina che protegge il sistema. Proprio i media reporter, protagonisti di Young Syrian Lenses, erano appartenenti dell’esercito di liberazione siriano, che hanno però deciso di utilizzare altre forme di combattimento per liberare la Siria,liberare il popolo siriano dalla quella pace artefatta costruita però sulla paura. Dal documentario emerge che si ha paura anchedi parlare con il proprio fratello o il proprio cugino perchè la trama dei servici segreti del regime può annidarsi ovunque.
Ciò che il documentario ci mostra è quindi un paese lacerato dalla guerra ma anche connotato dalla forza dei “rivoluzionari” che non si arrendono e continuano a credere nel loro sogno. Insieme ai combattenti però c’è anche la società civile, cioè tutte quelle persone che nel loro piccolo cercano di rendere, per quanto possibile, normale la vita durante la guerra. Come ad esempio le maestre riprese da Ruben, che in una scuola colpita da una bomba continuano a fare lezione ed aiutano i bambini a superare i danni psicologici causati dalla guerra. Una delle maestre infatti sottolinea il fatto che a fine lezione mandano a casa i bambini due per volta, perchè se gli aerei vedessero un gruppo di persone per strada inizierebbero a bombardare. Quindi Young Syrian Lenses ha il merito di riuscire ha raccontare la reale situazione in Siria, di mostrare la guerra vissuta da dentro, proprio come se lo spettatore potesse entrare nella pellicola e vivere in quelle strade, sentire i rumori delle bombe, percepire la paura e sentire l’odore della guerra.
Autore Monica De Lucia
Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.